Una tifoseria (forse troppo) esigente

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Dopo sei anni di serie C ci siamo abituati a vincere sempre o, almeno, a doverlo fare. Negli scorsi anni non c’erano alternative alla vittoria, perché dovevamo salire a tutti i costi, perché per vincere un campionato di C serve una quantità enorme di punti.

Così è difficile entrare nella mentalità della Serie B, un campionato già molto più equilibrato, in cui il Lecce non recita più il ruolo della squadra da battere, ma deve misurarsi con squadre alla pari o più forti. Situazione sottolineata anche da Liverani nell’ultima conferenza stampa, condivisibile in toto.

È in questo contesto che vanno visti i mugugni di parte della tifoseria dopo la sconfitta, neanche tanto meritata, di Ascoli, o un po’ di resistenza a gioire per la vittoria in rimonta con il Venezia. Spesso le critiche superano gli elogi e si fa fatica a capire che davanti si hanno degli avversari attrezzati per la categoria.

Ma bisogna dire che, al di là delle intenzioni e delle dichiarazioni della Società sugli obiettivi stagionali, in questo inizio di campionato la squadra è andata oltre le previsioni, se non nei risultati, certamente nelle prestazioni e nell’intensità e questo andrebbe apprezzato più di quanto effettivamente non sia stato fatto finora.

Che il pubblico leccese sia particolarmente esigente è stato detto in mille occasioni, però, in questo caso, qualcuno sembra aver un po’ smarrito la realtà.

Se si prendesse atto del fatto di essere una matricola, senza lasciarsi condizionare dal passato, se si accettasse il fatto di ritrovarsi in un campionato completamente diverso dai precedenti, forse si avrebbe più equilibro di giudizio e più obiettività nel giudicare le prestazioni. Una sconfitta come quella di Ascoli non può essere una tragedia, ne’ motivo di processi sui social.

Solo rendendoci consapevoli della nostra nuova dimensione possiamo affrontare meglio la stagione, perché la squadra c’è, è viva e  ci darà soddisfazioni. A patto di non credere che possa sempre vincere.

Siamo il Lecce, certo, ma non dimentichiamo che siamo all’anno 0.

 

 

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