Un ritorno in A dal sapore di rivincita

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Debutto a San Siro per il Lecce

È strano come sia giunta questa serie A, dopo anni ad inseguire una B stregata non c’è stato neanche il tempo sufficiente per godersi il ritorno tra i cadetti che già il destino (con il volto di Liverani) ci ha proiettati nella massima serie. Ci ha riportati in una serie che eravamo abituati a giocare, tanto abituati da esserne quasi assuefatti.

Negli ultimi campionati di A una dirigenza stanca e apatica si era messa in disparte e  aveva trasmesso questa apatia alla tifoseria. Quanto sembra lontano quello slogan, dal gusto un po’ patetico “Non lasciamoli soli” di una campagna abbonamenti fatta più per dovere che per convinzione? Era una vita fa. Quanto è lontana quella visone rassegnata da questa quasi visionaria della presidenza Sticchi Damiani?

Nell’anno di Zeman quella dirigenza aveva raggiunto il punto più alto della propria storia e poi era iniziata quella parabola discendente che sarebbe finita in un incubo durato sei lunghi anni. E non si sarebbe arrestata se la squadra non fosse stata acquistata da Savino Tesoro (per quanto ancora oggi da qualcuno viene dipinto come il peggiore di tutti i mali) che, con tutti i suoi limiti, ci ha permesso di non affondare ancora più giù.

Eppure tutto questo oggi sembra appartenere ad un tempo remoto, quasi leggendario, così lontano da sembrare una macchia informe nella memoria. La sofferenza dei playoff persi, dei campionati maledetti, l’attesa di qualcosa che sembrava non voler venire mai ha reso la promozione di tre mesi fa la più bella di sempre (o seconda solo a quella dell’ ’85, per chi l’ha vissuta).

Questa serie A non è solo un ritorno, è anche una grande rivincita. È una rivincita nei confronti di chi festeggiava il nostro dramma, dei giornalisti che spargevano fango ogni giorno inventandosi notizie (una menzione particolare va a Foschini e Mensurati, come dimenticare le fandonie su Corvia?), della stampa nazionale che non vedeva l’ora di liberarsi di noi. È una rivincita nei confronti dei vertici del calcio, tanto frettolosi da non aspettare neanche il processo sportivo, di chi diceva che dopo i Semeraro la A la avremmo vista in TV, di chi avrebbe dovuto ma non ha mai pagato, di chi sognava di non rivederci più, dei tanti boia che facevano a gara per chi doveva mollare la corda.

Ma questa Serie A è anche l’orgoglio di una terra che pure quando viene calpestata e resa arsa, fa sempre sbocciare qualcosa. È l’orgoglio di un popolo che sa sempre rialzarsi a testa alta.

Io non lo so se questa squadra si dimostrerà adatta, non so che tipo di campionato faremo, se ci salveremo o no. Però di certo questo sarà il miglior campionato di A degli ultimi otto anni, perché ci siamo di nuovo noi.

Buona Serie A popolo giallorosso.

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