Dopo tredici partite giocate non dovremmo essere sorpresi, i giallorossi hanno finora dimostrato di potersela giocare con tutti e il terzo posto sancito dalla vittoria di ieri è più che meritato. Eppure questo Lecce ieri mi ha stupito.
Era forse una delle gare più complicate che i giallorossi potessero affrontare, in un campo allentato dalla pioggia che impediva il solito gioco fatto di passaggi rasoterra, fraseggi e accelerazioni improvvise, contro una squadra brava a blindare la porta, non a caso fino alle 9 di ieri sera miglior difesa del campionato.
Ma il Lecce ha saputo controllare e giocare quando le condizioni oggettive erano difficili, quando il terreno premiava più le caratteristiche fisiche degli avversari che non le proprie e poi uscire in crescendo, fino ad annullare gli avversari in un secondo tempo perfetto.
Ciò che sorprendeva all’avvio del campionato era che la squadra avesse già una propria identità, nonostante gli evidenti errori di inesperienza. Ciò che sorprende oggi è che questa squadra è matura, sa come muoversi, ma ha imparato anche a saper gestire i momenti.
Tra quel Benevento – Lecce ed oggi c’è quella maturità che pian piano è andata crescendo, anche in anticipo rispetto a quanto potesse essere immaginabile. E se un giocatore come Lucioni dà alla difesa quella solidità che finora era spesso mancata, unico tallone d’Achille di una squadra quasi perfetta, un La Mantia sontuoso regge il peso dell’attacco da solo, mentre i centrocampisti fanno correre la palla e gli avversari.
Una squadra che può contare su una rosa ampia, in cui un giocatore come Armellino può entrare per la prima volta da titolare e fare una gran partita, è una squadra destinata a fare grandi cose.
Nessun obiettivo se non quello dichiarato all’inizio, certo, perché giocare e vincere senza quel peso che ci siamo portati nei sei anni precedenti è piacevole, è bello essere leggeri. Ed è con leggerezza che vince questa squadra, con l’incoscienza di un ragazzino e la sicurezza di un adulto.
