A tre punti dalla fine, un turbinio di emozioni.

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Sei anni di Serie C, tra regolamenti cervellotici e cambiati in corsa, arbitraggi leggeri e discutibili, campi di patate e risaie, provocazioni a distanza, lasciano il segno.

Ora che la promozione è a tre soli punti di distanza vengono alla mente tutti i momenti più assurdi di questi sei anni, le delusioni e le paure, il palo di Frosinone, la partita di Alessandria, la disfatta di Foggia e a tratti sembra che sia stato solo uno strano incubo.

Tre punti separano l’incubo dal sogno e questo provoca un turbinio di emozioni spesso contrastanti, spesso ingestibili. Sei anni lasciano il segno e ho difficoltà a credere che sia vero, che domenica sera potremmo svegliarci in un’altra categoria, più consona alle nostre caratteristiche, alla nostra storia.

Ho difficoltà a crederci e non è un modo di dire. Da quella che nel primo anno doveva essere “una passeggiata di salute” è passata talmente tanta acqua sotto i ponti che è cambiata anche la mia percezione. Quello che, inconsciamente, credevo un nostro diritto, il normale sviluppo di una doppia retrocessione assurda, si è pian piano trasformato in un traguardo irraggiungibile, maledetto. Il solo fatto che ora sia lì, ad un passo, dà quasi le vertigini.

Che non sia una passeggiata ormai lo sappiamo tutti e non lo sarà neanche domenica, la Paganese non ci regalerà nulla, come nulla ci è mai stato regalato, dovremo sudarcela, ma ormai siamo vicini, quanto mai lo siamo stati in questi anni, troppo vicini da non sentirne il peso.

La squadra lo sa, è consapevole della propria forza e domenica dovrà essere libera dai nostri sentimenti, dai nostri condizionamenti, da anni di delusioni, dai tanti momenti di sconforto, dalle paure, dovrà giocare come sa e regalarci questo sogno.

Sei anni sono davvero tanti, in questa serie i tempi si dilatano, sembrano non avere mai termine; quando siamo finiti in questo pantano mio figlio non era ancora nato, lunedì sera era con me a festeggiare il secondo gol del Trapani.

Domenica sera spero di rendermi conto che è tutto vero, di togliermi di dosso quest’ansia lunga sei anni, immagino di poter raccontare un giorno ai ragazzini di quando eravamo in serie C e vedere l’incredulità sui loro volti.

 

 

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