Società “dei leccesi”, se ci sei batti un colpo.

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Enrico Tundo, presidente dell'U.S.LecceSono passate più di due settimane dall’ultima volta che i dirigenti leccesi hanno parlato in quella conferenza stampa, per bocca del presidente onorario Saverio Sticchi Damiani, nella quale difendevano Padalino e dicevano di credere ancora nel primo posto. Due settimane di silenzio che si fa sempre più assordante per le orecchie dei tifosi leccesi.

Se è comprensibile il silenzio stampa imposto a giocatori e tecnico, al fine di evitare ogni fraintendimento e polemica, lo è meno quella auto-impostasi dai vertici societari.

Così in questi giorni abbiamo sentito parlare solo il D.S. Meluso, sponsor principale di Padalino e convinto assertore dellla tesi che il trainer foggiano sia l’uomo giusto. Questa convinzione alla tifoseria sembra campata in aria. E sì che lui è il responsabile e professionista del settore, mentre noi siamo solo tifosi, però le carenze tattiche e caratteriali di questa squadra sono fin troppo evidenti. Ok, Meluso cerca di fare da parafulmine alla squadra con modesti risultati, ma non è tutta colpa sua.

Perché la Società “dei leccesi” ha lasciato questo ingrato compito proprio all’unico non leccese? La possibilità è che si sia fidata ciecamente del D.S. e abbia voluto scaricare a lui tutta la responsabilità delle scelte tecniche. O è possibile che in via Costadura sperino che i risultati facciano da collante ad uno strappo che si è consumato nel dopo Foggia. O entrambi.

Ma questo dimostra la distanza siderale che c’è tra i vertici societari e la tifoseria, la difficoltà a capire che Foggia non è stata la causa prima dello strappo, ma solo l’ultima e più importante in ordine di tempo. E il risultato di Cosenza ha fatto riaprire una ferita ancora lontana dal rimarginarsi.

Chiudersi nel silenzio è un grande errore di comunicazione e per una Società che aveva fatto proprio della comunicazione uno dei suoi cavalli di battaglia è una cosa incomprensibile. Indipendentemente dalle scelte tecniche, condivisibili o meno, questo era il momento di dialogare. È troppo facile scrivere sui social network, presenziare in pubblico, proclamare quando le cose vanno bene e arroccarsi quando vanno male.

Credo che sia giunto il momento di dimostrare l’esistenza, perché in questo momento la Società sta assumendo una forma sempre più ectoplasmatica agli occhi della tifoseria, insinuando anche dubbi e provocando illazioni. Materializzarsi non è solo una assunzione di responsabilità, ma anche un modo, l’unico, per dare fiducia all’ambiente. Meglio ancora se nella persona del presidente Tundo.

 

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