Il Lecce, Padalino e il gioco del calcio.

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Ieri si è giocata la prima di campionato. Non vincevamo la prima da anni e soprattutto non avevamo tanto entusiasmo da tempo immemore (bisogna probabilmente tornare indietro di oltre un decennio). Lo si è visto in una campagna abbonamenti senza precedenti, per una tifoseria che anche quando ha fatto medie di 30000 spettatori (1985/86) non ha superato gli 11.000 abbonati, abituata in gran parte a non dar credito anticipato.
L’entusiasmo era già fortemente ferito negli ultimi anni di A (medie spettatori ridicole e sfiducia) e poi umiliato da una doppia retrocessione. Al quinto anno di una categoria infame e che ci sta stretta come il vestito della cresima indossato vent’anni dopo, quello che sta accadendo ha il sapore quasi del miracolo. E senza gli Ultrà si è riempito il primo settore ospiti stagionale. Una trasferta breve e comoda, per carità, ma dopo anni di settori ospiti desolatamente vuoti anche questo è il segno di un cambiamento di mentalità.

I tifosi non aspettano più che la serie B arrivi come qualcosa di dovuto, ma hanno voglia di conquistarla insieme alla squadra. Merito anche di una società altamente comunicativa, infatti la differenza di impostazione tra la società di Tundo e gli asettici comunicati, le asettiche campagne abbonamenti, gli asettici rapporti con i tifosi da padre-padrone  dell’era Semeraro è evidentissima anche a chi non ha un grande spirito di osservazione.

Ma tornando a ieri si è vinta una partita non particolarmente bella, soprattutto nel primo tempo, ma che ha fatto intravedere finalmente una volontà di gioco. Ed oggi possiamo accontentarci anche solo della volontà, dopo un anno trascorso a perderci anche noi, come la squadra e gli avversari, nel nulla di Braglia, cercando di trovare una logica nelle scelte, nella tattica, nei movimenti che, evidentemente, non siamo mai riusciti a cogliere perché inesistente.

Finalmente si torna a giocare al gioco del calcio, a quello sport che ci appassiona, che diverte e fa divertire gli interpreti, dopo tempo di oblio, dopo un anno di uno sport non meglio identificato. Certo, ci vuole ancora pazienza, il miglior Lecce tarderà a venire. Ma domenica nel nostro stadio, non possiamo non aspettarci qualcosa in più di ieri. Se non fosse altro per il terreno di gioco, per la spinta del pubblico, perché è trascorsa una settimana e la forma è migliorata.
Intanto godiamoci questi tre punti e speriamo che le partenze ad handicap siano solo un ricordo e di recitare noi, quest’anno, il ruolo della lepre. Una lepre con un cuore di lupo.

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