L’ombra dei Semeraro sui tifosi del Lecce

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Presidente del Lecce nell'era Semeraro
Mario Moroni ex presidente del Lecce

Negli ultimi tempi tra i tifosi del Lecce si torna a parlare dei Semeraro, se ne paventa il ritorno,  si favoleggia su un tornato interesse per il Lecce. Si sa che la memoria a volte è corta ed è più facile ricordare gli anni d’oro e dimenticare il resto. Lasciando perdere ogni discorso sui motivi per cui siamo finiti in Lega Pro, la cosa che molti hanno dimenticato è che la famiglia Semeraro si era, di fatto, smarcata dal Lecce, chiudendo i rubinetti del finanziamento alla società, molto prima della vendita ai Tesoro.

I ricordi probabilmente impressi nella memoria dei più sono i primi anni, con la duplice scalata dalla C alla A, il triennio in A con Cavasin, gli anni d’oro di Delio Rossi e Zeman, gli scudetti sulle maglie delle squadre giovanili. Ma tutto ciò è accaduto nella prima parte della gestione Semeraro, la storia successiva è molto diversa.
Già dopo l’era Corvino, terminata nell’estate del 2005, dopo lo splendido anno di Zeman, il giocattolo si era rotto. Con la gestione Angelozzi c’era stato un cambiamento di direzione, con una riduzione dell’impegno economico, meno fondi per la prima squadra, ma soprattutto per le giovanili, fino ad allora motivo principale delle fortune del Lecce. Si punta a vivere di rendita sulle cessioni illustri del passato. Questa riduzione dei fondi non aveva impedito ad Angelozzi di spendere cifre importanti per giocatori improbabili o sull’orlo della pensione. Scelte scellerate sotto gli occhi di tutti, ma che, in qualche modo, erano sfuggiti all’attenzione di Via Templari.
La situazione economica della società e l’annata disastrosa sul piano sportivo aveva indotto nel 2009 la società a chiudere i rapporti con il DS catanese e a scegliere la strada del massimo risparmio. In questo periodo si conclude definitivamente la stagione dei giocatori di proprietà e si punta sui prestiti secchi o giocatori a fine carriera. Solo la capacità manageriale di De Canio permette di ottenere una promozione ed una salvezza che sanno di impresa.
Ma dopo l’ultima salvezza nel campionato di A, quella della tentata combine che segna ancora il destino dei tifosi giallorossi, l’allenatore non rinnovava, in dissidio con le scelte societarie. E anche i Semeraro avevano deciso di chiudere per sempre con l’U.S. Lecce, mettendo la squadra in mano di un triunvirato.
Ricordate la fantomatica presidenza Liguori? Con Osti direttore sportivo incaricato di smantellare la squadra e vendere il vendibile e Cipollini Amministratore Delegato incaricato di liquidare? Ben prima della doppia retrocessione in B sul campo e in terza serie per mano della giustizia sportiva.
L’era Semeraro è finita per sempre, tutta la tifoseria dovrebbe farsene una ragione, ed è finita da anni. Un ritorno dei Semeraro alla guida del Lecce non riporterebbe l’orologio indietro nel tempo, non riporterebbe ai tempi di Corvino, Rossi e Zeman. Una dirigenza già stanca anni fa non risolleverebbe le sorti di questa squadra. Ma è anche un ipotesi irrealizzabile, perché, molto probabilmente, non c’è nessun interesse e nessuna volontà di riprendere in mano un giocattolo di cui si volevano disfare da anni.
E’ vero, la nostalgia per quello che eravamo è dura da digerire, ma non ci resta che liberarci dall’ ombra dei Semeraro, nel bene e nel male e guardare al presente, non ci resta che sostenere, come sempre, la maglia che ci rappresenta in una difficile scalata verso la B e guardare al futuro con la speranza di tempi migliori.

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