A leggere giocatori e allenatore foggiani, ad ascoltare i tifosi rossoneri, a leggere la stampa trecento chilometri più a nord sembra che non ci sia motivo per giocare queste due partite di semifinale. Perché il Foggia è forte, troppo forte, ha già vinto, anzi è già in B, il resto è una formalità.
Non sono solo i locali a pensare che sia tutto già scritto.
Auteri, dopo aver rilasciato interviste improbabili e a volte surreali per un intero campionato profetizza una facile vittoria dei playoff da parte dei rossoneri, si vede che l’effetto Giannoccaro è svanito.
Ma non si vive di soli pronostici, si sa che il profumo di vittoria attira nuovi tifosi, l’ultimo in ordine di tempo è quel Grecucci che ha perso in Capitanata il quarto di finale, senza mai aver provato a vincerlo per la verità e che ha pubblicamente detto che farà il tifo per i rossoneri. Per inciso da come ha preparato la partita sembrava che tifasse per i rossoneri già da prima, Per fortuna non c’è da pensare male, visto che le sue qualità da allenatore le conosciamo bene qui a Lecce.
Da parte nostra il profilo basso è d’obbligo, non siamo i favoriti, lo sappiamo, siamo arrivati a questi playoff da outsider, per la prima volta in questa categoria non siamo la squadra da battere, nessuna illusione, nessuna certezza, ma, attenzione, neanche nessuna arrendevolezza.
Non sappiamo come andrà a finire, ma una cosa è certa, non ci sarà una nuova Benevento, non sarà una formalità, non sarà una passeggiata, il passaggio del turno, se il Foggia vorrà ottenerlo, dovrà sudarselo. In undici contro undici.
Domenica sera, quando il pallone sarà a centrocampo, la curva canterà e i riflettori illumineranno i volti dei giocatori, le chiacchiere termineranno e sarà il campo a parlare.
Ed è questo che chiediamo ai nostri, di lasciare le chiacchiere agli altri e di parlare solo lì, sul verde di quel terreno, con tutta la rabbia che hanno.
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