I playoff da sfavoriti

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Da quando siamo in questa maledetta categoria questi sono i primi playoff che giochiamo partendo da outsider. Il primo anno dovevamo essere la squadra che ammazzava il campionato prima e che “vinceva facile” i playoff dopo e invece una squadra cotta, un cambio di allenatore incomprensibile e una strategia (quella dei quattro pareggi) abbastanza ridicola ci condannarono ad una categoria nella quale dovevamo essere solo di passaggio, in tutti i pronostici della vigilia. Il secondo anno arrivammo ai playoff dopo una rincorsa estenuante, impensabile ad un certo punto del campionato.

Anche allora avevamo accarezzato il sogno di una promozione diretta, ma i punti dal Perugia erano davvero troppi. Arrivammo a giocarci gli spareggi come favoriti insieme al Frosinone e infatti proprio con i ciociari ci giocammo la finale, dopo aver superato i turni precedenti non senza difficoltà. Andata e ritorno equilibrati. Sul risultato pesarono il fatto di non essere andati oltre al pareggio in casa e poi una serie di circostanze sfortunate nella partita di ritorno. Il palo colpito da Beretta ed alcune decisioni abbastanza discutibili da parte dell’arbitro fecero pendere l’equilibrio in favore del Frosinone, anche se solo nei supplementari.
Un altro anno di purgatorio tra squadre improbabili, con la consapevolezza che i Tesoro, che fino ad allora non avevano ottenuto nulla dei frutti sperati, non avrebbero retto a lungo. Poi un altro anno ancora, travagliato, in cui l’obiettivo minimo non è mai sembrato alla portata, caratterizzato da tre allenatori e sconfitte in trasferta in serie. Anche se Bollini riuscì a definire positivo quanto fatto, il suo fallimento della squadra e suo personale fu evidente.
Poi c’è quest’anno.
Con una nuova società, salentina (ma credo che questo sia stato detto anche più di quanto non sia necessario), con capacità di comunicazione mai viste prima d’ora a Lecce (e non è un fattore di poco conto), una squadra dignitosa e un allenatore tanto grintoso quanto a brutto a vedersi (niente a che vedere con il suo aspetto fisico, ma si dice che ogni squadra assomigli al proprio allenatore) esperto, così si dice, della categoria.
E c’è il pubblico, quello che era mancato in questi anni di Lega Pro, ma anche negli ultimi di A.
Anche quest’anno abbiamo accarezzato il sogno della promozione diretta, poi è tutto naufragato e abbiamo rischiato alla fine di perdere anche il treno dei playoff (sono tra quelli che credono che Braglia abbia le sue responsabilità, ma da oggi in poi questo non conta più nulla).
E, nonostante siamo stati gli unici a cercar di contendere il primo posto al Benevento fino alla fine, arriviamo ai playoff non da favoriti. Per la prima volta. Perché il finale di campionato è stato calante, perché ci sono il Foggia, l’Alessandria (nonostante si arrivato abbastanza dietro in campionato), il Pisa che hanno tutti i favori del pronostico, perché così dicono gli “esperti”.
Certo, ci sono sempre le pressioni interne dell’ambiente, ma, pensandoci bene, partire da sfavoriti è piacevole. Nessuno che indica il Lecce come la squadra da battere (che poi lo fanno davvero), nessuno che consideri un risultato di prestigio pareggiare o vincere al Via del Mare, anche se fine a se stesso.
È la prima volta e chissà che non sia di buon auspicio.

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