Lecce …e ti solleverò tutte le volte che cadrai.

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“… e ti solleverò tutte le volte che cadrai” recitava uno splendido striscione della Nord un bel po’ di anni fa. È amore puro, senza compromessi, è un obbligo che non viene da nessun altro, se non da te stesso, quello di risollevare chi si ama ogni volta che dovesse cadere. E noi innamorati di questa maglia sentiamo l’obbligo di risollevarla dopo quest’ennesima brutta caduta, a maggior ragione se causata da uno sgambetto.
Perché il Lecce siamo noi e chi offende quella maglia e la vilipendia con arbitraggi irrispettosi, ci colpisce direttamente, offende il nostro amore.

C’è una strana teoria in una parte della tifoseria, per la quale, siccome non stiamo facendo un grande campionato, non dobbiamo preoccuparci degli arbitraggi. Come se il diritto all’equità, ma soprattutto il diritto al rispetto per la squadra che amiamo, fosse legato alla qualità della rosa o al posto in classifica.
No, neanche fossimo ultimi, già retrocessi, potremmo e dovremmo accettare un trattamento del genere.
Sabato quella maglia ha subito una violenza. Non un errore arbitrale, quelli ci stanno, ci sta l’arbitro non in giornata, che sbaglia la valutazione di un rigore o il guardalinee che non vede un fuorigioco. No, ciò che si è visto travalica la svista, si è potuta osservare una deliberata volontà punitiva. In fondo in continuità con quanto spesso visto quest’anno.
Si dice che è male pensare al complotto, ma perché scomodare complotti per ciò che è alla luce del sole? Che non si usi nei confronti dei giallorossi lo stesso metro nei cartellini che si usa per gli avversari è spesso talmente palese da risultare imbarazzante (argomento già trattato qui).
Basti paragonare le espulsioni dell’altro giorno ai falli subiti da Moscardelli nella partita contro la Juve Stabia, che portarono all’ammonizione del giocatore, esasperato. Partita che, per inciso, si concluse con quattro ammoniti a due. A leggere il tabellino degli ammoniti dopo ogni partita, o quasi, sembra quasi che sia finita in rissa.
Poi c’è chi puntualmente esce fuori ad ogni sconfitta per dimostrare di aver avuto ragione, per attaccare qualcuno, per togliersi un sassolino dalla scarpa, sempre lo stesso sassolino tra l’altro, che alla prima vittoria rimette mestamente dentro.
E c’è una certa stampa che riesce perfino a mistificare la realtà, parlando di una squadra che ha perso i nervi, di un Moscardelli che si è reso protagonista di un gesto inspiegabile. Ve lo spiego io se volete quel gesto, tecnico, che tutti gli attaccanti fanno per proteggere la palla. Ma dubito che riusciate a capire. Il concetto è che il Lecce non si tocca e non si usa per i propri fini, perché tifiamo la maglia e non Semeraro, così come non tifiamo Tesoro. Criticavamo gli uni e critichiamo gli altri quando le meritavano e le meritano. E dei giochetti di nostalgici o interessati, non ci importa. Piegare la realtà ai propri interessi è squallido e svilente prima per chi lo fa.
Ma tornando al campionato, mentre Macalli ripete, come un mantra, che è regolare, ci capita di dover affrontare una partita, con i playoff che si allontanano, a soli quattro giorni dalla precedente, con mezza squadra fuori, tra cui il leader e capocannoniere. Dall’altra parte l’avversario ha giocato l’ultimo incontro cinque giorni prima. Tutto ciò dopo che ci è stato negato il rinvio ad un orario più consono e, probabilmente, più rispettoso per i tifosi.
A proposito della partita di mercoledì un’ultima riflessione va fatta. Moscardelli ammonito in maniera discutibile ha saltato la Salernitana, lo stesso salterà il Benevento. La par condicio è mantenuta, forse è questo che intende Macalli per campionato regolare e dal punto di vista di chi si gioca il primo posto non possiamo dargli torto.
Adesso non importa quanto ci crediamo o meno, non importa se ci sia o meno la possibilità di raggiungere i playoff… chi non se la sente rimanga a casa. Per quanto mi riguarda rimane quella frase “… e ti solleverò tutte le volte che cadrai”.

 

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6 commenti su “Lecce …e ti solleverò tutte le volte che cadrai.

  1. Bell'articolo. Condivisibile. Io sono uno che raramente attacca l'arbitraggio: per coerenza, altrimenti, dovrei smettere di interessarmi di calcio, almeno nel nostro paese. Purtroppo la "gestione" dei cartellini e delle punizioni è ormai da tempo talmente a nostro sfavore da averci quasi fatto l'abitudine. Quando si verificano episodi come quelli di sabato, però, ce ne accorgiamo. Questa società non è evidentemente amatanei piani alti delka lega-pro e non solo, visti i risultati dei processi sportivi. Pazienza. Penso che con l'addio dei Tesoro a giugno, toglieremo il disturbo dai campionati professionistici. Con buona pace di tutto l'ambiente. Non si preoccupino i "gestori" del calcio nostrano: le nuove generazioni sono sempre più disgustate e lontane dallo "spettacolo" offerto. Tra non molto anche lorsignori chiuderanno i battenti.

  2. Anonimo il said:

    Ho perso il gusto di essere tifosa. La domenica o il sabato, quando gioca il LECCE non so più che fare, ho paura di guardare la partita, ho paura di sapere già il risultato, ho paura dell'arbitraggio, ho paura…..

  3. Anonimo il said:

    magari copia-incolla e mandalu allu camarda ca a quantu pare, come al solito, non ha capito nu kaiser, iddhu e dhu rinnutu de solointer

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