È inutile nasconderci dietro ad un dito. Noi, tifosi del Lecce siamo stanchi degli ultimi anni vissuti sempre su un filo in tensione, sul baratro della LegaPro a vita o, peggio, del fallimento. Abbiamo sofferto per due finali playoff perse, ampiamente alla nostra portata, per un annata, l’ultima, che è andata via nell’attesa della svolta, che non è mai arrivata.
Ogni domenica doveva essere quella giusta, poi puntualmente arrivava la rovinosa caduta. Siamo sfiniti e per questo, non solo per questo, ci attacchiamo a qualunque novità, fosse anche un nuovo allenatore.
Ora c’è Braglia, l’uomo della provvidenza, uno di quelli, si dice, che vogliono giocatori “ignoranti” (che poi non li riesco ancora a capire certi eufemismi, ma è un mio limite, lo ammetto), allenatore concreto, che non bada a fronzoli(come è stato detto da più parti).
È l’uomo giusto per la risalita? Sinceramente è difficile saperlo. Due partite di campionato ed una nell’inutile Coppa Italia di Lega Pro non sono sufficienti per dare un giudizio definitivo. In fondo ammetto di avere una certa invidia per chi nutre certezze in così poco tempo. Di solito occorre tempo per poter avere un’opinione sulle persone, sulle loro capacità, nello sport come nella vita.
E nel calcio bisogna essere sempre cauti, quell’anno con Delio Rossi, bistrattato da tutti nel girone di andata e innalzato ad idolo nel ritorno dovrebbe essere da insegnamento. Ma se bastano due vittorie minime in campionato per riaccendere gli entusiasmi, ben vengano, perché è quello di cui abbiamo bisogno.
Speriamo che abbiano ragione tutti quelli che vedono in Braglia la svolta della stagione. Sarei disposto anche a sorbirmi quel calcio soporifero di Melfi, se il conseguente sonno fosse destato da un finale di campionato diverso dagli ultimi quattro. Perché, lo ammetto, durante la partita di sabato scorso sono stato preso da un attacco di sonnolenza inconsueto durante le partite del Lecce. Tuttavia ora contano solo i risultati.
Alla fine non ci resta che augurarci che le due ultime vittorie siano veramente dovute ad un cambio di mentalità, ad un modo migliore di stare in campo e siano solo le prime di una lunga serie.
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Non si puó essere che daccordo con te. Speriamo, è l'unica cosa che possiamo fare, di svegliarci dal sopore al boato del gol.
D'accordo con l'apostrofo…..sopore sarebbe torpore? Quando un po' di studio di grammatica e sintassi? Hahhahh ignoranti siete voi, più che quei loffi dei giocatori ahhahha
Ok, genio, dopo aver sentito la storia del geko scambiato per un greco (che si arrampica sugli specchi) ed essermi fatto tante risate non mi stupisce più nulla. Ogni tanto ti dobbiamo acculturare:Sopóre s. m. [dal lat. sopor -oris, della stessa radice di sopire «sopire» e somnus «sonno»]. –1. Stato e periodo di riposo costituito da una condizione di obnubilamento del sensorio nel quale, a differenza del sonno, adatte stimolazioni possono indurre solo un risveglio parziale della coscienza: farsi vincere dal s.; essere in uno stato di s., di leggero s.; ridestarsi dal s.; un s. doloroso le invadeva la mente (Palazzeschi).2. Raro in senso fig., come sinon. di inerzia, apatia: popoli vissuti a lungo nel s. della tirannide; Non fien da’ lacci sciolte Dell’antico sopor l’itale menti (Leopardi).
Ah, e daccordo si può scrivere con e senza apostrofo. Studia invece di perdere tempo sui blogs.
Ah, ma devi scusarmi professorino…io sai ho fatto le scuole in questo secolo, dove certe parole sono desuete( si usa eh) nel linguaggio comune e di tutti i giorni….tutto questo l'hai trovato su Google naturalmente, o sul tuo testo di scuola del 1821? Caro Borbone, la prossima volta che vi leggerò, tranquilli lo farò quando vorrò farmi due risate con voi, controllerò i vostri arcaismi arcaismo (dal greco ἀρχαϊκός, archaïkós, "superato, antiquato", sostanzialmente ἀρχαῖος, archaîos, "iniziale, antico). Almeno tu non vuoi farmi credere che d'accordo si scriva attaccato come l'asino più sotto…anzi geco(o geko) giallorosso ahhaha
Basta, d'ora in poi i tuoi post saranno tutti cancellati, perché non sai rapportarti con le persone. Cu llavi la capu allu ciucciu 'nci perdi tiempu e lissìa
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